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Leblogducorps
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8 décembre 2007

In to me, Out to me

MACRO Future
Piazza Orazio Giustiniani, 4
Tel. 06 6710 70415 - Fax 06 855 4090
00153 Roma
macro@comune.roma.it 
www.macro.roma.museum
Orario: dal martedì alla domenica dalle 16.00 alle 24.00

Into Me, Out of Me

Marina Abramovic, Vito Acconci, Kenneth Anger, Janine Antoni, Knut Åsdam, Matthew Barney, Otmar Bauer, Anna Berndtson, Nayland Blake, John Bock, Liz Bougatsos, Louise Bourgeois, Leigh Bowery, Robert Boyd, Stan Brakhage, Günter Brus, Chris Burden, Jeff Burton, Paolo Canevari, Patty Chang, Larry Clark, Mat Collishaw, Martin Creed, Henry Darger, Wim Delvoye, Walter De Maria, Jen DeNike, Nathalie Djurberg, Cheryl Donegan, Marcel Dzama, Nezaket Ekici, Elmgreen & Dragset, Valie Export, Bob Flanagan e Sheree Rose, Andrea Fraser, Tom Friedman, Regina José Galindo, General Idea, Jean Genet, Gilbert & George, Robert Gober, Nan Goldin, Felix Gonzalez-Torres, Douglas Gordon, Richard Hamilton, Mona Hatoum, Noritoshi Hirakawa, Thomas Hirschhorn, Damien Hirst, Carsten Höller, Jenny Holzer, Jonathan Horowitz, Mustafa Hulusi, Alfredo Jaar, Elke Krystufek, Shigeko Kubota, Bruce LaBruce, Sigalit Landau, Inez van Lamsweerde & Vinoodh Matadin, Manfred Leve, Teresa Margolles, Monica Majoli, Piero Manzoni, Gordon Matta-Clark, Paul McCarthy,   Adam McEwen, Ryan McGinley, Ana Mendieta, John Miller, Frank Moore, James Morrison, Otto Mühl, Vik Muniz, Tracy Nakayama, Bruce Nauman, Trine Lise Nedreaas, Hermann Nitsch, Catherine Opie, Orlan, Tony Oursler, Gina Pane, Mike Parr, Raymond Pettibon, Jack Pierson, L.A.Raeven, Reynold Reynolds e Patrick Jolley, Pipilotti Rist, Alexis Rockman, Aura Rosenberg, Aïda Ruilova, Fumie Sasabuchi,  Christoph Schlingensief, Gundula Schulze El Dowy, Carolee Schneemann, Gregor Schneider, Rudolf Schwarzkogler, Andres Serrano, Cindy Sherman, Ann-Sofi Sidén, Santiago Sierra, Katharina Sieverding, Lorna Simpson, Barbara Smith, Kiki Smith, Smith/Stewart, Elizabeth Stephens e Annie Sprinkle, Tony Tasset, Paul Thek, Rirkrit Tiravanija, Kara Walker, Andy Warhol, Lawrence Weiner, Hannah Wilke, Sue Williams, David Wojnarowicz, Chen Zhen, Andrea Zittel

21 aprile – 30 settembre 2007

di Ilaria Conti

Con Into me/Out of me si inaugura il nuovo spazio MACRO Future presso l'ex Mattatoio, costituito da due padiglioni interamente dedicati all'arte contemporanea. La mostra, curata da Klaus Biesenbach, è stata presentata per la prima volta nel 2006 presso il P.S.1 di New York e, dopo una permanenza presso il KunstWerke di Berlino, giunge a Roma con un allestimento che conta più di cento artisti. Il tema centrale è il corpo nel suo complesso intreccio di biologia e psicologia, interpretato dagli anni Sessanta ad oggi attraverso punti di vista e medium estremamente diversi. L'esposizione si apre con opere di giovani artisti contemporanei che utilizzano tecniche dalla sobria caratterizzazione visiva per esprimere forti contenuti: tra questi spicca A Few Words on the Nature of Relationships di Douglas Gordon, costituito da una provocatoria scritta sul muro, Untitled di Kara Walker, che presenta attraverso il linguaggio allusivo e raffinato delle silhouette le violenze subite dagli schiavi neri d'America, ed ancora Badain di Nathalie Djurberg, autrice di filmati con figure in plastilina che fanno riferimento alle debolezze e perversioni inerenti la sessualità. La morbosità voyeuristica suscitata dal corpo umano viene invece presentata con Bullet Hole di Mat Collishaw e con le fotografie di Andres Serrano, il cui fascino visivo nasconde soggetti spesso considerati tabù. Una parte consistente della mostra è dedicata all'azionismo viennese attraverso le opere fotografiche di Rudolf Schwarzkogler, create a testimonianza delle sue azioni ma che per la loro armonia compositiva sono già delle opere a sè, numerosi filmati di Otto Mühl ed un'opera grafica di Hermann Nitsch. Tra le molte opere video presenti spiccano le opere di Paul McCarthy, presente anche con una serie fotografica, e Gauze di Bruce Nauman, in cuil'artista estrae lentamente un rotolo di garza dalla bocca creando effetti stranianti inerenti il rapporto interno/esterno del cavo orale. Attraverso un'ampia serie di documentazione sono presentate in mostra anche molte opere performative. Il tema del femminile è presente con Interior Scroll di Carolee Schnemann, esibita con il pannello del 1975 autografato dall'artista, o ancora con Vagina Painting di Shigeko Kubota, azione in cui la Kubota dipingendo con un pennello inserito nei propri organi genitali fa riferimento al ruolo della donna nell'arte. Approccio metaforico è quello di Valie Export, che con Remote…Remote… crea una performance in cui le sue dita insanguinate e bagnate nel latte simboleggiano la perdita dell'innocenza nell'infanzia che subisce violenze dagli adulti. Opere più prettamente concettuali sono invece le performance di Andrea Fraser , che in Untitled fa riferimento ai rapporti tra artisti e committenti documentando una notte in albergo trascorsa con una facoltosa committente, e Barbed Hula di Sigalit Landau: in questo video dalla grande delicatezza visiva l'artista israeliana fa girare sui propri fianchi un hula-hoop di filo spinato, ferendo cosi lentamente se stessa ed evocando il contesto politico e psicologico della sua terra natale. Presenti in mostra anche delle vere e proprie pietre miliari della performance come Gina Pane con Io mescolo tutto e, passando al secondo padiglione espositivo, Marina Abramovic con Ulay.

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